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Loro dicono che il vino fa male! Noi ci ribelliamo...

Loro dicono che il vino fa male! Noi ci ribelliamo...

Acino Parlante

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18/12/2010

E' la solita storia italiana! La demagogia...strategia tafazi di chi, in qualche modo, cerca di definirsi "alternativo" a tutti i costi! E perchè? Per fare un pò di cassetta nelle frange più anarchiche di questo paese e probabilmente alla fine per dire la loro.

C'è un libretto che è stato presentato in provincia di Verona scritto da due autori che vengono così presentati nell'articolo che compare su un foglio locale che si chiama Sentiero..."Alessandro Sbarbada, servitore insegnante di club e Enrico Baraldi psichiatra". Titolo del libretto? Vino e bufale. Tutto quello che vi hanno dato da bere a proposito delle bevande alcoliche. Editore Eretica.

Vi lascio la lettura delle dichiarazioni forti che vengono riprese dal giornalista che ha scritto il pezzo. Si afferma in pratica che il vino non solo fa male "ma addirittura è davanti alle droghe (eroina, cocaina, cannabis...)". Inoltre secondo uno studio "bere alcolici è la prima causa di mortalità giovanile".

Viene presa di punta anche Enoteca Italiana e si afferma, sempre nell'articolo, che "Purtroppo a Vinitaly, Enoteca Italiana, emanazione di un ministero, si leggevano detti inneggianti alle sbronze".

E tanto altro ma se cliccate qui vi potete leggere l'articolo integrale che è apparso sul mensile territoriale.

Secondo quanto si afferma in pratica i produttori di vino vengono messi alla stregua di produttori di Haschis e Coca. A leggere il libretto si potrebbe desumere che sarebbero dei narcos colombiani che trafficano in uva bianca e nera! E noi giornalisti? Dei marchettari che difendono i loro interessi e spacciano il vino-coca attraverso le righe dei giornali! In pratica sudditi del sistema e sostenitori dei narcos - vignaioli!

Allora penso che anche mio padre e prima di lui mio nonno fosse un dipendente reo confesso che ha spacciato droghe con i bottiglioni da due litri nei campi tra una arata coi buoi e una cazzuolata di malta in qualche cantiere...

E io? Che faccio annusare il vino a mio figlia? Sono un delinquente che la spinge verso la demolizione cerebrale? 

Leggete cosa ha scritto Umberto Veronesi nel suo ultimo libro "Dell'amore e del dolore delle donne" (Einaudi 2010). " Sono un sostenitore di un consumo moderato di vino per la protezione della salute (il resveratrolo contenuto nel vino ha un effetto protettivo nei confronti di alcuni tumori) e anche per il suo valore simbolico. Il padre che versa il vino ai figli è una celebrazione dei legami familiari e dei valori che si tramandano, e un atto di condivisione affettuosa insostituibile".

Forse Veronesi è un procuratore di morte?

Gli studi sono molteplici sul valore del vino nella dieta quotidiana. Molti di essi non sono pagati da strutture enologiche ma vengono da ricercatori indipendenti.

Sono d'accordo invece con gli autori quando affermano che sul pericolo dell'abuso d'alcool ci sia molta disinformazione e che si debba fare di più costruttivamente. Mi chiedo se il loro intento fosse quello, perchè, sembra più che altro un attacco antisistema alle lobby di potere enologiche. Ma a questo punto sono proprio le giovani generazioni ad essere prese in mezzo per interessi politici che nulla hanno a che fare con la loro salute! E siamo alle solite...

Un amico giornalista che dice sempre pane al pane e vino al vino (per restare in tema), Angelo Peretti, dopo aver letto l'articolo, mi ha scritto così: "Follia allo stato puro. E ancora una volta, demagogicamente, si associano alcol e vino, consumo giovanile (di alcolici) e consumo consapevole (di vino)"...condivido pienamente!

In questo paese gli anarchici affermano che non esiste democrazia. Lo penseranno anche gli autori? Bè accettino democraticamente anche questo mio intervento di contrapposizione! E un consiglio...il vino non è solo alcool!

Ho frequentato Gino Veronelli al Leonkavallo di Milano per i progetti delle De.Co. ed è stato lui, con la sua anarchica responsabilità, che mi ha fatto cogliere la bellezza del vino! Per lui il vino era "Il canto della Terra". In quel libro ricordo una frase che poi è diventata famosa: "«L'ultimo dei vini artigianali sarà sempre migliore del primo dei vini industriali, perché avrà un'anima». Ecco cari amici autori...non toglieteci l'anima. Chi ama il vino la cerca  e a noi comunicatori è dato sempre più di insegnare quel valore. Non di distruggerne l'essenza.

Ecco perchè chi crede nel vino come elemento naturale della nostra storia e come valore culturale della nostra terra deve ribellarsi. Cari amici produttori...ribellatevi anche voi!

Bernardo Pasquali

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