Italia

Amarone 2010. Il millesimo trasparente

Amarone 2010. Il millesimo trasparente

Non fatevi ingannare dal termine. Trasparente indica la caratteristica di questo millesimo di accentuare le proprietà identitarie del territorio della Valpolicella.

Notizie in ambito wine, anteprime e consigli, iscriviti alla newsletter

28/01/2014

Detta così potrebbe sembrare una contraddizione o un’oscenità per l’Amarone. Eppure la forza di questa annata è quella di esprimere con grande naturalezza le caratteristiche di un territorio e trasferire nel bicchiere le connotazioni più autentiche che rendono la Valpolicella intrigante, proprio perché parcellare. Insomma, con questo millesimo “fresco”, emerge con grande forza l’identità del cru. La costante positiva è sicuramente un allentamento della componente alcolica e un’elevazione della freschezza. I tannini in generale sono particolarmente raffinati e poche volte degradano in situazioni di grossolanità. Fini, spessi ma decisamente eleganti e, in alcuni casi, predisposti ai lunghi affinamenti e a polimerizzazioni equilibrate. Stilisticamente sono vini che dovrebbero riuscire, stilisticamente parlando, a riavvicinare gli scettici degli amaroni marmellatosi e strutturalmente eccessivi.

Le piogge settembrine del 2010 hanno certamente messo a dura prova l’intelligenza e la pazienza dei vignaioli che hanno dovuto scegliere il tempo della vendemmia e soprattutto la gestione degli appassimenti. Le gradazioni zuccherine sono in evidente diminuzione anche se la componente glicerica morbida rimane a far da schermo a valori di acidità particolarmente accentuati, soprattutto nelle vallate di Fumane e nell’alta collina orientale della denominazione, tra la Val d’Illasi e Cazzano di Tramigna.

Il frutto rimane più amarascato di altri millesimi e, a confronto del 2009, espone con maggior forza e piacevolezza i frutti rossi di bosco e la visciola in particolare tra le vallate di Fumane e Marano. Rimane invece più speziato ed estrattivo l’Amarone proveniente dalla vallata di Negrar e decisamente vegetale e balsamico quello della Valpantena.  La ciliegia amarena emerge croccante anche nelle vallate ad est con una consistenza più calda e avvolgente e delle profumazioni floreali intriganti di rosa.

La collina mai come quest’anno fa capire tutta la sua valenza nelle uve della Valpolicella donandole caratterialità, forza espressiva, ampiezza aromatica e persistenza retrolfattiva. Il 2010 ci fa capire che i grandi amaroni hanno bisogno di metri in altezza. Alcune espressioni di Monte e Mazzurega nella Classica sono l’esempio del grande equilibrio e finezza che le altitudini possono garantire all’Amarone. Anche le alte colline di Marcellise e di Mezzane ne sono l’esempio ma qui, le terre vergini, rilasciano sempre quel tocco “selvatico” e scalpitante ai vini che accentua la loro giovinezza. Ecco ad esempio perché le pianure di San Pietro questa volta sembrano più scariche, sia da un punto di vista espressivo che strutturale.

La componente balsamica domina nelle terre nuove della denominazione e, in particolare, si fonde elegantemente tra le vigne della Valpantena e della valle di Marcellise. Intriganti elementi di spezie più dolci nei vini delle vallate di Illasi e Cazzano.

Mai come quest’anno, poi emerge il gradino del naturale divario estrattivo tra Valpolicella Classica e Valpolicella orientale. Mai come quest’anno si percepisce la differenza stilistica tra una produzione più “storica” della Valpolicella Classica dove rimane predominante l’allevamento a pergola e la zona più moderna delle vallate ad est dove guyot e sesti fitti di impianto caratterizzano sostanzialità estrattive differenti e valori tannici quali-quantitativi più rigidi e spessi.

Non da ultimo il Corvinone quest’uva che ha reso l’Amarone più moderno e internazionale e fa sentire tutta la sua forza vibrante in un’annata dove l’eleganza del frutto rimane incontestabile e la sua componente vegetale diventa, in alcuni casi, predominante e selvatica. Il 2010 rimane quindi un millesimo da tenere sott’occhio e soprattutto da valutare alla distanza per la sua sostanziale freschezza e sapidità, per la sua componente tannica particolarmente raffinata e decisamente controcorrente rispetto alle altre annate, per la sua integrità fruttata e il dinamismo strutturale che alcuni territori hanno saputo esprimere rispetto al altri.

Quest’anno possiamo affermare che vincono gli appassionati dell’intrigante leggerezza dell’essere…Amarone!

 

Di seguito ho messo tutti i campioni che maggiormente hanno colpito in degustazione, premettendo che:

1)   40 campioni su 61 erano da botte e quindi come tali ancora in una fase embrionale che non corrisponde al 100% al blend definitivo in bottiglia ma evidenzia sicuramente caratteri stilistici e strutturali predominanti.

2)   I campioni rappresentano solo il 20% di tutta la produzione della Valpolicella se pensate che su 272 aziende imbottigliatrici solo 55 erano presenti all’anteprima…

3)   L’evoluzione stilistica di un vino ottenuto da uve appassite è sempre molto più rapida e difficilmente interpretabile di vini provenienti da uve fresche. Rimangono però i caratteri stilistici strutturali predominanti che permettono delle certezze valutative.

4)   Non mi soffermerò a definire i vari profumi in quanto, la maggioranza dei campioni, non sarebbero completamente attendibili in quanto temporaneamente instabili.  Definiremo magari le categorie principali e predominanti in questo momento della vita dei vini.

5)   Tutti i vini sono stati degustati alla cieca!

 

I primi dieci campioni

 

Cà La Bionda, Vigneti di Ravazzol. Questo cru si sta sempre più dimostrando un fuoriclasse e il millesimo 2010 evidenzia tutta la sua eleganza e raffinatezza. Fortemente identitario con un frutto decisamente rosso e ciliegioso (maranese) ha un tannino sottile ma ben determinato. Ideale per i lunghi affinamenti. Profilo gentile con una positiva dinamicità espressiva ed una buona definizione stilistica.

Albino Armani. I profumi sono netti, fortemente identitari e piacevoli; buona consistenza al palato, piacevole tannino non particolarmente spesso e secco, buona integrità stilistica. Già ben impostato sul frutto con una speziatura spiccata.

Secondo Marco. Piace la freschezza e la gentilezza del tannino. Piace la forza dell’amarena e la tensione vibrante complessiva di questo Amarone, che non stupisce per complessità strutturale, ma per verticalità dei profumi e spinta verso l’equilibrio. Fumane emerge con tutta la sua piacevolezza.

Bertani, Villa Arvedi. E’ un must in Valpantena e Cristian Ridolfi ha saputo accompagnare il territorio in questo prodotto con la classe e l’eleganza tipiche del brand. Emerge un tannino sottile ma già ben definito anche se stilisticamente embrionale. La freschezza e salinità tipiche della Valpantena offrono a questo Amarone una tensione vibrante del frutto e lasciano trasparire ancora una componente verde balsamica dominante. Rimane l’Amarone più pronto per Bertani ma quest’anno piacevolmente intrigante.

Corte Sant’Alda.Io sono sempre stato convinto che Marinella si esalta nelle annate più contraddittorie e fresche! Il suo Amarone sulle rive di Mezzane è una bella fusione di caratterialità ancora indomita ed eleganza giovanile. Il frutto emerge con una ciliegia amarena tipica ed esuberante. La componente verde è composta. Il tannino è voluttuoso e accattivante con buona idoneità ad affinamenti gentili. Le argille bianche e le marne infondono al vino piacevolezza minerale che rende più fine la percezione olfattiva.

Terre di Leone, Il Re Pazzo.  Federico in questo bicchiere ci porta tutta l’esuberanza giovanile della ciliegia tipica maranese. Gentile, delicatamente speziata, sottilmente floreale. Il tannino è schietto e ben definito. Buona scorrevolezza e dinamicità al palato. Convince la nettezza del frutto.

Cà dei Frati, Pietro dal Cero. L’entrata prepotente della famiglia Dal Cero nella produzione di Amarone non è casuale. Igino vive l’Amarone con l’entusiasmo e la passione di un principiante…ma la classe e l’esperienza di un grande vigneron. Le sue origini veronesi qui trovano riappacificazione con la storia. Il Pietro Dal cero espone già un bel frutto denso e voluttuoso. Un tannino schietto ma avvolgente. Una tensione vibrante complessiva dove la componente della freschezza è elemento sostanziale.

Buglioni. Convince di più dell’annata precedente anche Mariano, il titolare. In effetti propone già un bell’equilibrio e una piacevole ciliegia amarena delicatamente speziata. Il tannino è sottile e la freschezza determinante. Meno valore estrattivo, meno componenti ruvide e più gentilezza. Il valore dell’appassimento è calibrato bene nello spessore complessivo del vino. Non emergono sensazioni gliceriche di morbidezza eccessive e permane una bella nettezza dei profumi.

Accordini Stefano. L'Acinatico 2010 è un Amarone che sempre più prende i connotati dalle vigne di Mazzurega e Monte, i punti più alti, non solo della valle di Fumane, ma di tutta la Valpolicella. Ma proprio peer questo la sua natura precoce e dominante e lo si sente veramente giovane...in fasce. Però sottende un tannino molto elegante e una bella corposità del frutto, ciliegia marasca in primis. E' un'annata che ha condizionato la struttura e il residuo zuccherino dell'Amarone e lo rende particolarmente secco con un finale particolarmente ammandorlato.

Falezze. Luca Anselmi ha percorso un'escalation negli ultimi anni molto interessante tanto che anche guide importanti lo hanno  definito un pò una bella sorpresa giovane delle vallate di Mezzane e Illasi. La sua fortuna sono delle vigne molto vecchie che marcano in maniera forte il prodotto donando profondità strutturale e aromatica e accentuando il valore fruttato e tannico. Il 2010 contiene l'esuberanza strutturale di queste terre ed esprime un bel tannino gentile. Sarà un vino che probabilmente maturerà con più tempo ma sarà più longevo.

Vorrei sottolinearne alcuni che, pur non convincendo appieno, hanno comunque tutta la stoffa per evolvere in maniera interessante e in questa degustazione hanno solo accennato al loro valore a causa della precocità del prodotto e della fase maturativa in cui sono stati presentati.

Uno su tutti Monte del Frà che riconosco essere ogni anno e sempre più uno dei migliori prodotti delle vallate di Fumane ma che, in occasione di questa degustazione, era particolarmente chiuso e in uno stato di forte riduzione provenendo dalla botte. Eppure ha tutta la stoffa e l'eleganza di un grande prodotto che a mio avviso convincerà ancora una volta per schiettezza del frutto e gentilezza del tannino. La tessitura del vino al palato lo fa presagire. Peccato che il momento forse non lo abbia così esaltato. 

I produttori hanno portato anche alcune vecchie annate oltre al millesimo 2010. La cantina Latium di Morini ha portato un 2003. Annata provocatoria se si pensa che rappresenta forse una delle più contraddittorie e difficili, perchè calde, anzi torride. Morini ha testimoniato con questo millesimo il valore del territorio di Illasi e di quella valle antica e fredda. Il vino presentava un tannino, voluttuoso si, ma gentile. Un frutto ancora integro e per niente segnato da cotture stagionali. La ciliegia è ancora una piacevole confettura con una bella speziatura. Ottima piacevolezza gustativa ed equilibrio tra le parti dure e quelle più morbide. Finale persistente. Profumi dotati di elegante mineralità. Morini tetimonia con questo 2003 quanto a volte la stagionalità che si pensa più avversa può diventare risorsa e incredibile sorpresa. Ma per arrivare a ciò serve sempre un descrittore che non si trova in bottiglia...la pazienza!

Bernardo Pasquali

Le foto selezionate per voi