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Vinexpo 2011, note dall'evento mondiale del vino

Vinexpo 2011, note dall'evento mondiale del vino

Acino Parlante

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27/06/2011

Il successo di Vinexpo non si misura dal caos, nemmeno dalla folla che riempie i vari saloni. Vinexpo ha il suo valore aggiunto in una piccola targhetta che ogni visitatore si porta appresso. È il badge senza il quale non si può far nulla. Su di esso sta scritta la nazionalità e la professionalità di ciascun visitatore. Dimenticatevi quindi le orde barbariche degli young drunks di Vinitaly, i cori da stadio dentro e fuori i padiglioni, i vetri rotti davanti agli accessi ecc...Di questo ne abbiamo parlato già a lungo e Veronafiere ha dato una risposta a questo scempio con un cambio integrale di rotta che speriamo darà i suoi frutti.

Qui a Bordeaux tutto è più professionale con spazi espositivi più contenuti e location molto curata. Una promenade esterna con giochi di prati colorati in sintetico, fontane e sculture moderne, ristoranti con menu ricercati e contestualizzazioni eleganti. All'interno bellissimi stand rappresentativi delle varie nazioni, aziende e gruppi di aziende. A parte durante qualche ora della giornata il flusso degli operatori è sempre scorrevole e ordinato. Qualcuno dirà: però che noia...io dico invece, attenti, qui si lavora!

È la quinta edizione a cui partecipo e la 2011 ha cancellato la tristezza della precedente, dove si respirava una forte sensazione di crisi e dove gli stands francesi erano sostanzialmente vuoti. Quest'anno invece i francesi hanno ritrovato il sorriso e, in generale, da tutti gli operatori, stampa compresa, si sono levati giudizi positivi di fiducia e di ripresa del mercato.

Grande soddisfazione soprattutto dai produttori del cosiddetto nuovo mondo che hanno visto i loro stand molto più affollati del solito con sempre meno curiosi e più professionisti interessati a comprare i loro vini. Testimonianza che quel nuovo mondo è sempre più un'alternativa di alta qualità riconosciuta.

Xavier de Ezaguirre, chairman di Vinexpo, si è detto soddisfatto e soprattutto rincuorato da una partecipazione oltre le aspettative. Soprattutto la sua soddisfazione sono stati i giudizi unanimi e i sorrisi dei produttori. In effetti i musi lunghi del 2009 non erano facili da dimenticare.

Vediamo ora in sintesi alcuni punti salienti di questa edizione che ritengo siano da sottolineare.

Visitatori

Alcuni numeri sono già a disposizione e ci fanno capire il motivo secondo cui Monsieur Beynat, Direttore Generale di Vinexpo, questa è da considerare l'edizione della "confiance", della fiducia. 48.000 visitatori circa durante tutta la manifestazione con un incremento del 3% rispetto al 2009. Si è notato soprattutto un incremento notevole della partecipazione straniera con un valore determinante della presenza asiatica: 1 visitatore su 3 era asiatico. Possiamo dire che l'Asia sta sposando in maniera determinante Vinexpo e ciò ne conclama anche il successo dell'edizione biennale di Hong Kong. Buona la presenza di importatori giapponesi arrivati in un periodo difficilissimo della loro stabilità dopo terremoto e tsunami. In crescita invece la presenza di Taiwan, Singapore, Vietnam, Malesia e India. Ma c'è un dato che fa tornare il sorriso dopo un po' di tempo: la ripresa dei mercati anglosassoni: il secondo paese in termine di visitatori operatori è rappresentato dal Regno Unito, seguito da USA (+10%) e da Canada collocatosi al quinto posto.

Per quanto riguarda gli operatori europei su tutti rimane stabile il dato dei tedeschi e belgi ma aumenta la frequenza di Russi, Olandesi e Svizzeri. Stabile la presenza di visitatori francesi, italiani, spagnoli e portoghesi.

Tastings labs

Una nuova sezione che ha dato forza all'esposizione è senza dubbio quella dei tastings. Presso il Palais de Congres al di là del lago, dopo una "biblica" passeggiata tra le acque, si sono tenute sessioni di degustazione straordinarie delle più importanti AOC francesi. Un'occasione eccezionale per poter confrontarsi direttamente con i produttori e capire i territori di origine. Tra l'altro tutte a numero chiuso e in overbooking. Ho seguito quelle di Borgogna, Gran Cru di Bordeaux e Sauternes -- Barsac. Da rilevare come risaltasse il nome della denominazione e non quello delle singole maisons, quest'ultime allineate in ordine alfabetico. Questo per fare capire come in Francia si faccia squadra sul valore di un territorio prima ancora che sul singolo brand. Molti i tastings guidati per tutte le nazioni presenti. Interessanti in modo particolare quelli riguardanti i paesi emergenti e, in modo particolare, i paesi latinoamericani.

Italia...qui Garibaldi fu ferito!

Ho letto e visto comunicati esaltanti riguardanti l'Italia. In effetti il nostro paese era il secondo maggiormente rappresentato a Vinexpo. Il numero di vini presenti poi era molto elevato. Segnale positivo o negativo questo? Ricordo alcune dichiarazioni di produttori cinque o sei anni fa quando, parlando di Vinexpo, si diceva che riguardava solo la Francia e che alla fine non aveva nulla di più di Vinitaly. Ricordo anche che si snobbava un po'. All'interno della manifestazione si trovavano soprattutto le grandi firme italiane con mercati esteri importanti. Oggi essere a Vinexpo è invece diventato un plus e viene dichiarato dalle singole aziende come un traguardo ragguardevole. Questo è sicuramente un dato positivo. IL problema che si rileva è come l'Italia entra in Vinexpo. La Spagna da anni ha sempre usufruito dei suoi spazi in maniera forte e intelligente. Per noi è sempre stato un ripiego. Oltre alle varie aziende private storiche di Vinexpo, dai Zonin, Cecchi, Zenato, GIV, Tommasi, Fontanafredda, Gaja, Cavicchioli,...si fanno sentire i vari consorzi con stand anche molto belli e attraenti come la Sicilia e la Toscana. C'è poi lo spazio ICE, Istituto per il Commercio Estero. In pratica l'Italia a Vinexpo. Ebbene diciamolo con tutta franchezza: probabilmente uno dei più brutti stand della manifestazione. Più che a Vinexpo sembrava di entrare in qualche fiera paesana dove ci sono gli spazi espositivi per le attività economiche locali. Stand bianchi, asettici, squadrati, minimal, neanche una bandiera, a parte quelle ministeriali d'obbligo, nessuna suddivisione in base alle denominazioni né in base regionale. Tutti quanti mandati alla più importante manifestazione di vino al mondo come una mandria di pecoroni.

Questa era infatti la sensazione e mi dispiace veramente per tutti i produttori presenti che hanno fatto notare più volte il loro imbarazzo e in alcuni casi anche disgusto. Siccome in Italia conta chi paga e non chi produce nello stand dei vini veronesi c'era una sigla che portava alla Camera di Commercio di Verona. CCCIA ecc...Dentro però c'erano i vini Custoza, Bardolino, Valpolicella, Soave, il mitico Amarone che tutti rincorrono per le sale. Ma come, abbiamo il vino con il trend di crescita più alto al mondo e non si legge da nessuna parte AMARONE?

Vorrei sottolineare come l'amico produttore californiano Eric Wente (qui con me in foto) faceva presente con un sorriso come l'Italia fosse arrivata in stile hollywoodiano e avesse come immagine e ambasciatore Dustin Hoffman tra gli stand ICE. Lui avrebbe preferito Sofia Loren...dagli torto!

Molti produttori italiani presenti negli stand ICE hanno affermato di aver visto poca gente...oddio ti accorgevi di attraversare lo stand italiano quando ormai eri arrivato alla fine!

Un'altra nota dolente: quanta gente ha frequentato i nostri costosissimi (per i produttori) tasting lab organizzati dall'ICE? Sembra che la maggior parte siano andati deserti! Quello più frequentato è stato il tasting lab Amarone condotto dal prof. Attilio Scienza. Non c'erano dubbi. Poi però una sequenza di flop. Ma se andiamo a vedere il programma ci accorgiamo che i temi non erano per niente accattivanti. Anzi mi correggo, non lo erano certo per gli operatori internazionali. Perché? Ve ne elenco alcuni: "I vini del Risorgimento", "I vini dei Papi", "Opera -- Bellini incontra i vini dell'Etna", "Castel del Monte: l'età di Federico II" (non era spagnolo?), "Opera -- Mozart e il viaggio in Italia", "I vini dei vicerè" e così via. Si anche qualcosa sulle regioni, Val d'Orcia, vini di Verona, Langhe e Monferrato...ma che confusione. In pratica si è voluto esportare il 150° a Vinexpo in casa dei francesi. Auguri! Ecco questo è stato un esempio eclatante della nostra provincialità e nell'incapacità dell'Italia di riconoscerle un patrimonio unico di territori, di uomini, di qualità enologica che doveva venire al primo posto. Poi ci stava anche Garibaldi ma stavolta in secondo piano perché qui le giubbe rosse e i Mille di Marsala sono decisamente fuori mercato.

Complimenti a Masi che ha tenuto un importante seminario sull'Amarone dando forza ad un prodotto ma soprattutto al suo territorio. Complimenti alla Toscana che ha tenuto ottimi seminari sui territori nel suo stand. Ecco, da loro un esempio di come si comunica il vino e l'eccellenza italiana.

I Tannat dell'Uruguay

C'era uno spazio sempre gremito durante tutta la manifestazione. Era quello Uruguayano. Una ventina di produttori che presentavano il loro vino di riferimento: il Tannat. Un'uva rossa molto tannica (dal nome francese tannin) che proviene dalla zona francese del Madiran e che qui in Uruguay è diventata sostanzialmente alloctona. In un articolo prossimo vi racconterò di un incontro bellsiimo avuto con uno degli enologi più rinomati delle terre uruguagie, di Montevideo, della Bodega Bouza, che mi ha svelato il valore del suo territorio e di quest'uva così ostica che queste terre antiche sanno domare così elegantemente.

I Roueda di Spagna

Vini bianchi straordinari che stanno ottenendo un grande successo di pubblico e che sanno interpretare in maniera forte il gusto del consumatore contemporaneo. Freschi, sapidi, con ottimi corredi aromatici olfattivi. Ideali per la cucina di pesce e il sushi. Non arrivano facilmente in Italia ma a livello internazionale stanno conquistando i mercati asiatici. Ne abbiamo degustati una ventina di varie tipologie. Hanno senso se vinificati in acciaio mentre l'affinamento in legno li appesantisce troppo rendendoli poco emozionanti. Immagine forte e moderna. Colore verde sgargiante del brand e progetto comunicativo molto interessante.

Gli Albarinos della Rias Baixas

È stato un incontro eccezionale quello con Ramon Huidobro Vega, Segretario generale della denominazione spagnola galiziana. La Rias Baixas è un territorio antico dove si coltiva ancora con la tecnica della pergola molto cara a noi veneti e trentini. Un territorio dove l'Oceano Atlantico fa sentire tutta la sua forza. Vini bianchi di grande spessore e soprattutto marcati da grandi sapidità e mineralità. Un incontro con un uomo che ha saputo testimoniare un amore vero per la sua terra e una profonda conoscenza. Ne parleremo a breve su Acino Parlante

Jody Bogle e la sua California.

È giovane, carina e determinata. È Jody Bogle dell'omonima Winery (qui con me in foto). Un nome da ricordare nel tempo. I suoi vini hanno l'eleganza che non ti aspetti dall'esuberante ed eccentrica California. Grandi interpretazioni dei classici internazionali come il Merlot ma anche finezza minerale ed eleganza di profumi in tutti i prodotti. Un brand presente in Italia che interpreta la California secondo un modello raffinato dove si cerca il territorio, la sua identificazione, il suo rapporto con il vitigno. Una storia di famiglia tipicamente californiana che vive tra le bellissime sequoie di Clasksburg.

Argentina sempre più a testa alta

La voglia di Argentina nel bicchiere è sempre più evidente a Bordeaux. Uno stand bellissimo raggruppa una trentina di produttori, ma vicino le grandi maison hanno spazi davvero invidiabili come la Bodega della famiglia Catena. L'Argentina è Malbec ma non solo. Abbiamo assaggiato delle spumantizzazioni metodo Charmat molto interessanti e dotate di una straordinaria freschezza. Mendoza sta diventando meta del turismo del vino come non lo è mai stata. Un posto mitico ambito da tutti gli appassionati e operatori mondiali. Argentina più del Cile anche nell'appeal che emana. Soprattutto per noi italiani. A breve pubblicheremo un report di una bellissima degustazione tra i banchi dei produttori di una trentina di vini di originine patagonica e mendoziana.

Gran Cru di Bordeaux 2010, millesimo eccezionale

Tutti i Gran Cru delle varie denominazioni bordolesi in degustazione. UN'occasione speciale creata per la prima volta da Vinexpo per tutti gli operatori partecipanti. Da questa degustazione si consolida quanto già affermato dal Conseil Interprofessionel de Bordeaux che reputa il millesimo come una delle grandi annate da non perdere. In particolare St.Emilion e Pomerol ottengono i migliori risultati nelle varie degustazioni. Opulenti i primi e ben equilibrati i secondi. Decisamente un'annata per il Merlot. Medoc sugli scudi con ottime interpretazioni in freschezza e complessità di frutto. Su tutti la degustazione che personalmente ha emozionato in modo particolare è stata quella del  Gran Cru Classè Chateau La Tour Figeac.

Champagne Bio Baron Fuentè

L'ultima degustazione a Vinexpo l'ho riservata ad una cantina emergente della Champagne. Baron Fuentè di Charly -- sur -- Marne ha prodotto un nuovo prodotto bio dal nome Galipettes. 70% Pinot Meunier, Chardonnay 25%, Pinot Noir 5%. Al naso propone una netta florealità e una bella finezza del frutto. Fresco e decisamente minerale mantiene una bella compostezza olfattiva con una piacevole armonia di agrumi e frutta esotica. Al palato la sua freschezza è sottile e schietta. Sapido con polpa di frutta bianca e componenti citrine. Un ottimo Champagne che svela naturalezza e ottima bevibilità.

 

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